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DANIELE ORAZI
welcome to OSTIAWOOD


Rassegna stampa di Ostiawood
‘Ostiawood’, il primo romanzo di Daniele Orazi: “La vita del manager non è così facile”
Il protagonista si chiama Adriano Schroeder, ma tutti lo chiamano Andy, e ama il suo lavoro: l’agente cinematografico. Nel suo primo romanzo ‘Ostiawood’, Daniele Orazi racconta il patinato mondo del cinema che può essere una giungla, attraverso gli occhi di Andy, personaggio che ha vissuto un’adolescenza travagliata nella Ostia degli anni Ottanta. Andy, cresciuto da albino tra criminalità e bullismo, ha accumulato una notevole collezione di traumi. Tuttavia, il passato appartiene al passato: oggi è il rispettato e ammirato fondatore della W, un’agenzia che rappresenta attori e attrici famosi ed emergenti., Il libro “è ispirato anche a quello che mi è successo nella vita, sia privata che professionale. C’è tanto di quello che ho vissuto e visto negli anni Ottanta”, racconta all’Adnkronos Orazi, da 35 anni nel mondo del cinema come manager. Ed è proprio la passione per il suo lavoro che lo ha spinto in questa nuova avventura di scrittore: “In maniera un po’ divertente e comica ho pensato di far conoscere meglio questa professione intorno alla quale c’è sempre un alone di mistero”., Iniziamo con il chiarire che “l’agente non è l’ufficio stampa ma è un ruolo specifico che ha bisogno di essere riconosciuto. Oggi, rispetto al passato, è una professione un po’ più nota anche grazie alla serie ‘Call My Agent’ di Sky” ma sono ancora tanti i falsi miti da sfatare. Uno fra tutti? “Che si guadagnano tanti soldi. Non è così. Per essere precisi: prendiamo il 10% degli importi degli artisti”, risponde Orazi., Il protagonista del romanzo è l’agente di alcuni artistiche, spiega l’autore, “rappresentano un po’ i cliché del cinema che noi tutti conosciamo. C’è la giovane starlet , l’attore impegnato e la vecchia diva, ognuno con le sue esigenze e i suoi capricci”. La forza di Andy “sta nel riconoscere che quei capricci in realtà, in quel momento preciso rappresentano per l’artista una questione di vita o di morte”. L’agente “sta nel mezzo: deve capire l’artista e le esigenze del mercato puntando sempre al risultato, ovvero la performance. L’obiettivo è sempre quello di illuminare l’arte”., ‘Ostiawood’, dunque, è una commedia scritta da chi il mondo del cinema lo conosce davvero e il messaggio “che mi piacerebbe arrivasse è per i giovani, ovvero che le cose si ottengono se dietro c’è lavoro e costanza. Se il nostro protagonista è riuscito ad emergere da un quartiere periferico e svantaggiato degli anni 80, diventando un uomo di successo allora ci può riuscire chiunque ma bisogna veramente volerlo. Dietro a dei grandi risultati c’è sempre tanto sacrificio”, ricorda Orazi. I diritti d’autore saranno devoluti alle associazioni non-profit Every Child Is My Child e Pen Paper Peace. (di Loredana Errico)
Un romanzo irriverente per chi ama la serie Call my Agent
Con uno stile avvolgente e brioso, ricco di humour irriverente e di citazioni musicali e cinematografiche dotte ed efficaci, Daniele Orazi, novello Virgilio, ci porta alla scoperta di una perigliosa giungla di celluloide. E non è la Roma “tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene”, di cui parla Marcello Mastroianni in La Dolce Vita. Qui si tratta della Ostia degli anni Ottanta, tra criminalità e bullismo. È in questo locus amenus che trascorre l’adolescenza inquieta Andy Schroeder, albino cinephile con una tessera fedeltà al Pronto Soccorso e una notevole collezione di traumi. Ma come scriveva Friedrich Nietzsche “ciò che non mi uccide, mi rende più forte”. Infatti, oggi Andy è il rispettato e ammirato fondatore della W, un’agenzia che rappresenta attori e attrici famosi. Ma mentre si avvicina la Mostra del Cinema di Venezia, una sequenza di bizzarri incidenti, uno dopo l’altro, colpiscono i divi rappresentati dalla W. Sono soltanto i dardi di una oltraggiosa fortuna oppure siamo di fronte a una vendetta, tremenda vendetta nei confronti di Andy? Tra Blade Runner e Non ci resta che piangere, tra Guerre Stellari e Asteroid City, il protagonista dovrà ricordarsi la battuta di Frank Gallagher nella serie Shameless versione USA: "Io sono quello che devo essere nell’esatto momento in cui c’è bisogno che lo sia" per risolvere il mistero. Perché per citare la frase della grande Bette Davis (non a caso usata in esergo nell’horror metacinematografico Maxxxine): "In questo settore, finché non sei conosciuto come un mostro, non sei una star".